La Vergine Addolorata

Il culto per la Vergine Addolorata appare quasi all’improvviso nella vita della Confraternita. Essa infatti, solo nel 1879 viene collocata nella Chiesa grazie alla nicchia appositamente costruita.( Verbale della Confraternita del 2 sett. 1894)

 Fino ad allora il “Mistero dell’Addolorata” era stato custodito dalla famiglia Tamburrino. Che cosa si intende per custodia? Che la Madonna era di proprietà della congrega, ma veniva custodita, per questioni di spazio, da una famiglia privata o invece che era di proprietà di tale famiglia e veniva poi, per così dire, ceduta annualmente alla Confraternita per la processione? È più logica la seconda ipotesi che non dovrebbe meravigliare molto se si pensa che anche la famosa Processione dei Misteri di Taranto ha avuto la stessa origine: le statue dell’Addolorata e del Cristo Morto, proprietà della nobile famiglia Calò, furono da questa donate nel 1765 alla Confraternita del Carmelo proprio con l’impegno di portarle in processione il Venerdì Santo. Molti altri elementi avvalorano l’ipotesi che l’organizzazione della processione attualmente del Sabato Santo sia stata quasi un fatto occasionale istituzionalizzatosi poi nel tempo. Infatti le condizioni economiche notoriamente difficili, non avrebbero certamente consentito a tale Confraternita la committenza di statue per di più lignee e di apprezzabile fattura. Poco credibile, almeno per come ci è giunta, appare la tradizione di un dono di un carcerato. Diciamo intanto che la occasionalità può essere stata determinata proprio dal venire in possesso, provvisorio o definitivo, richiesto o non, delle due statue e tale fatto può avere indotto la Confraternita a fame l’unico uso possibile e cioè quello di portarle in Processione e presentarle così alla vivissima devozione già esistente in Sessa per la Vergine Addolorata. Di quanto fosse esteso e sentito questo culto, sono testimonianza ancora oggi le note immagini di questo tipo conservate in tutte le chiese della Città (a cominciare dalla bellissima tavola quattrocentesca nella Chiesa dell’Annunziata) e le numerose immagini che vi sono all’interno di portoni e cortili. Non si può non constatare come tale culto prevalesse su quello comunque già radicato della stessa Madonna del Popolo, protettrice della Città: testimonianze di una religiosità popolare che, riversando nel vissuto quotidiano della gente i momenti drammatici della Passione, fa sì che essa si riconosca più facilmente nella Madre che condivide le sofferenze. Ne è prova quanto apprendiamo da un verbale del 7 maggio 1893 che riportiamo testualmente: “L’anno 1893, essendo una siccità, il popolo gridava acqua, allora fu che col permesso del Vescovo pro tempore D. Giovanni Di Amaro, l’Amministrazione pro tempore della Confraternita del Rifugio, priore Antonio Brosco ed Assistenti Sig. Antonio Bagni, Marco Cecere e Domenico Di Resta fu portato il Mistero del Cristo Morto con l’Addolorata in processione al Duomo il giorno dodici aprile soprascritto anno, ed il giorno cinque maggio fu ritirato (1’Addolorata rimase esposta al Duomo per 23 giorni, n.d.a.). Quando fu ritirata con solenne processione: fu portata con processione di lutto, al ritorno con processione di gloria per la grazia ricevuta della pioggia, accompagnata da musica, predica e dal Parroco...”.

Fin qui la storia: le notizie successive, siano più o meno importanti, per essere ancora a memoria d’uomo, sono solo cronaca che altri continuano ad annotare, con la stessa scrupolosità di chi li ha preceduti nel tempo, in quei libroni che scandiscono la vita di questa come di altre confraternite. Abbiamo voluto intenzionalmente fermare il nostro discorso a questo punto ritenendo che più di ogni altro dato storico, più di ogni altra notizia, questa immagine dell’Addolorata che ritorna “con gloria” nella sua chiesetta, possa meglio e concretamente realizzare quell’idea del “Rifugio” così come certamente l’intese quel gruppo di umili uomini che, due secoli e mezzo fa, volle cristianamente porsi al servizio degli altri.